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Le poesie di eVangelo

Salmo  37


di Giovanni Diodati
Trascritto da eVangelo


Salmo 37

Se nel mondo talhor gli empi fiorire
tu vedi, sì ritien gli sdegni a freno,
per non lasciarti incauto ingelosire,
per lo fallace lor gioir terreno.
Che'n uno stante si vedran perire,
recisi in terra, qual segato fieno:
O, come in piaggia teneta verzura,
languente, e passa, per l'estinta arsura.
In Dio t'affida, ed al ben far' attendi,
habita in terra, e godi in vera pace,
e nel Signor' ogni tua gioia prendi:
ch'a' tuo' disii risponderà verace,
con viva fè, cio che  consigli, e' mprendi,
commendagli, e farà quanto ti piace:
ed al tuo giusto oprar produrrà fuore,
qual lampo, o del merigge aureo splendore.
In lui t'acqueta, e patiente aspetta:
ne t'accorar, per l'empio venturoso,
ne per colui, ch' a mal oprar' alletta
di ben mondano il vento prosperoso.
D'ogni rancura il cor ti scarca, e netta,
sì che non pecchi contra Dio, cruccioso:
che' malvagi saran tronchi dal piede,
ma, ch'in Dio spera, fie del mondo herede.
Ad hor' ad hor sarà l'empio sparito:
e se'l luogo, ove fu piantato, avvisi,
ogni vestigio ne sarà smarrito.
Ma li pietosi, in pace, e'n gloria assisi,
possederan del mondo il circuito,
godendo, in festa, ed in giocondi risi.
Trama il malvagio al giusto tradimenti,
e contra lui, fellon, digrigna i denti.
Ma dal Signore, con amari scherni,
ribattute saran le fiere imprese:
che dal solio del ciel quegli occhi eterni
in fin d'esso venir veggon palese.
Del giusto afflitto a far' aspri governi,
trasse l'empio la spada, e l'arco tese.
Ma gli aprirà quel suo coltello il petto,
e l'arco gli sarà rotto di netto.
Del giusto il poco senza fin più vale,
che d'empi molti, e grandi, l'abondanza:
però ch'a lor sarà, qual testo frale,
fiaccato il braccio, e rotta la possanza.
Ma s'alcun' il fedel periglio assale,
l'erge il Signor, e gli presta baldanza.
De' buon la vita e' tien nel suo governo,
ed un retaggio goderanno eterno.
Confusi non saran ne' tempi avversi,
ne scaderan di lor concetta spene:
e ne' dogliosi fien tempi diversi
de la fame, cibati a voglie piene.
Ma gli empi periran, e fien dispersi,
ingombrati di doglie, e varie pene:
e del Signor verran meno i ribelli,
qual strutto in fumo va grasso d'agnelli.
L'empio in prestanza ingordamente chiede:
la miseria però non l'abbandona,
sì che disciolga l'obbligata fede.
Ma l'huom giusto tuttor dispenda, e dona:
che'l benedetto seme in fin possiede
la terra, onde'l Signor' il guiderdona.
Ma l'infedele maledetta schiera
convien di certo ch'abissata pera.
Il Signor di color sostenta i passi,
le cui giuste gradisce opre, e pensieri.
E, se pur caggion, vacillanti, e lassi,
gli accoglie in braccio, e gli conferma intieri.
Ne fie giammai, che'n precipizi bassi
si veggan traboccar per crolli fieri.
Ch'egli lor regge la tremante mano,
e gli rinfranca d'un valor sovrano.
Da fanciullo, ed infin'a la vecchiezza
unque non vidi il giusto abbandonato:
ne'l seme suo ridutto a la strettezza
di chieder che gli fosse il pan donato.
Anzi, tuttor prestar, e far larghezza,
e'l suo legnaggio sempre più beato.
Fa pur' il bene, e ti ritrahi dal male,
e, sicur, goderai vita immortale.
Perch'al Signor è cara la drittura
ne lascerà de' suo' fedeli, e santi,
gementi a lui, la vigilante cura.
Anzi, in perpetuo, agli occhi suo' davanti,
difesi gli terrà d'ogni sciagura.
La schiatta estirperà degli empi erranti:
ma fien del mondo, in tutti i suo' confini,
i giusti heredi eterni, e cittadini.
De la bocca del giusto unque altra cosa,
che giustitia, e saver, uscir non s'ode.
Di Dio la Legge nel suo corriposa:
Per cio, non crolleran sue piante sode.
L'empio lo spia, per dargli morte ascosa:
Ma Dio schermo gli fa di sforzo, e frode.
N'a l'ingiusto poter' il freno allenta,
quando a giudizio humano si presenta.
Dio dunque aspetta, e al suo sentier t'attieni,
ch'eccelso ti farà Signor del mondo,
per di quello goder' i dolci beni,
e' malvagi vedrai cader a fondo.
L'empio vidi fiorir d'honor terreni,
qual verde lauro, trionfando a tondo.
Ma pascò ratto, e più qua giù non fue,
e'ndarno fi'l cercar le tracce sue.
Puon pur la mente a l'huom giusto, ed intiero:
che chi pace ama, ottien da Dio mercede:
ma de' rei perirà lo stuolo altero,
ch'altro, per guiderdon, a lor non riede.
Scampo, e fortezza, in ogni affanno fiero,
Dio porge al giusto, che l'invoca in fede:
vittoria, libertà, salute eterna:
perchè confida in sua gratia paterna.





Data: 02/09/2003
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