Salmo 92
Egli è decente, e buono,
d'esaltar' il Signore,
e del Sovran l'honore
vantar, con canto, e suono
e sua benignitade
laudar' ogni mattina,
e la sua veritade
qualor' il sol dichina.
Con la dolce armonia
di cetra, e di saltero:
e tutto 'l magistero
di vaga melodia.
Perché tu mi rischiari
di gioia, e petto, e fronte,
pe' fatti illustri, e chiari,
di tue virtuti conte.
Quant'alti, e quant'immensi
son gli atti tuoi mirandi,
son cupi abissi, e grandi,
ciò che consigli, e pensi.
Son queste cose ignote
a l'huom'insano, e cieco:
ne ben mirar le puote
l'occhio appannato, e bieco.
Come possan fiorire
gli empi, qual tenera erba,
a cui pur si riserba
sempiterno perire.
Ma pur, Signor' eterno,
sempre Sovran rimani,
e del mondo 'l governo
ritieni ne le mani.
In breve, i tuo' nemici
saran spenti, e dispersi:
e i malfattor perversi
periran infelici.
Ma 'l capo, unto d'odori,
m'armerai d'erto corno,
de la testa gli honori
qual porta l'alicorno.
E nel punir de' rei,
farò le luci paghe
ne le bramate piaghe
degli avversari miei.
E, con orecchia desta,
sorbirò la novella
de la strage funesta
di lor turba ribella.
Qual palma trionfante,
o cedro glorioso,
su 'l Libano nevoso,
fie 'l giusto verdeggiante.
De le piante gentili
del Tempio de Signore,
sarà, ne' suo' corrili,
ognor vivace il fiore.
Ne l'estrema vecchiezza
dolci frutti daranno,
e, lieti, gioiranno
d'incorrotta verdezza.
Per risonar la lode
di Dio, nostro ricetto,
che, schivo d'ogni frode,
e' fol giusto perfetto.
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