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Le poesie di eVangelo

Salmo  34


di Giovanni Diodati
Trascritto da eVangelo


Salmo 34

I' vo tuttor' il Signor benedire:
n'unque de le sue lodi il canto ameno
verrammi in bocca meno.
L'alma mia gloriarsi, e'n lui gioire,
veggendo i mansueti,
giubileranne, lieti.
Hor' intoniam le sue lodi supreme,
ed esaltiam' il suo gran Nome insieme.
Tenni a cercarlo ognor la mente desta:
ed egli in gratia, pronto, mi rispose.
Da paure angosciose
fummi a salvar la sua potenza presta.
Chi l'have riguardato
sempre fu rischiarato:
Ne d'esso fu la faccia unque confusa,
del pio sperar, ed aspettar delusa.
Il tristo poverel, qual' io già fui,
al Signor diede dolorosi gridi:
Ed ci soccorsi fidi
gli porse in tutti i grevi affanni sui.
Intorno a' suo' tementi
son gli Angeli presenti,
in grosso stuol, ed aringato campo,
per dar' ad uopo lor' aita, e scampo.
Mirate, quant'è buono, e gratioso,
il nostro Dio, e fatene saggio, e prova.
L'huom, cui porre in lui giova
la fede, è pur beato, e venturoso.
Riverenza, ed honore
date, o santi, al Signore:
Perchè chi'l teme humil, di cor devoto,
di ben giammai non troverassi voto.
Sovente ha fame il leoncel feroce:
ma chi cerca il Signor, con viva speme,
non manca d'alcun bene.
Udite, o figli, mia paterna voce,
e'l timor casto, e pio,
v'insegnerò di Dio.
Qual'è quell'huom, a cui del viver cale,
e gioir'ama in questa vita frale?
Guarda la lingua altrui non sie nociva,
n'avvenga mai che da le labbra s'oda
uscirti inganno, o froda.
Fa pur' il ben, e'l mal' oprar isciva:
procaccia l'alma pace
d'un affetto seguace.
Gli occhi a' giusti il Signor volge, clemente,
e tiene a' gridi lor l'orecchie intente.
Ma di giusto furor l'accesa faccia
incontro a' felli malfattori affisa:
e gli divelle in guisa,
che'n terra non riman di loro traccia.
A lui gli stridi, e pianti,
spandon' i giusti, e' santi:
ed ei, propitio, a' lor disiri attende,
e d'ogni afflittion salvi gli rende.
Di color' il Signor vicin si trova
in cui dolente cor macera, e frange
aspro dolor, che l'ange.
Travagli senza fin' il giusto prova:
ma'l Signor, che'l percote,
da tutti lo riscote.
D'esso le membra egli conserva, e l'ossa,
n'alcun fiaccarne puo fiera percossa.
Il malvagio perir vedrassi, estinto
da sua malvagità propria, e natia:
e chi'l giusto odia fia
diserto, ed in total ruina spinto.
Il Signor salva, e cura,
chi'l serve in dirittura.
Ned esser puo, ch'abandonato pera
l'huomo, che'n lui costamente spera.



Data: 06/06/2003
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