Salmo 30
I'
Ti sacro, Signor, lodi sovrane,
perchè da terra sollevato m'hai:
ne de' nemici miei le voglie insane
festi gioir, per le mie doglie, e guai.
O Signor, e Dio mio,
l'ansioso disio
del cor ti feci, col gridar, palese,
e mi scampasti da mortali offese.
Tu, da la chiostra cavernosa, e bassa,
mi ristraesti l'affondato piede.
Mi rendesti la vita ansante, e lassa,
pria, che'n fesse l'avello eterne prede.
De' suo' fedeli, e santi,
con salmi, suoni, e canti,
ciascuno a celebrar, gioioso, bade
la rimembranza di sua Santitade.
Perche'l suo cruccio è sol per un momento,
ma'l suo favor tutt'una vita dura.
Che s'alberga talhor pianto, e lamento,
a le prime ombre de la notte oscura,
riso, e gioia serena,
il dì seco rimena.
Dissi, godendo di felice stato,
son, per mai non cader, fermo fondato.
Signor, per tua mercede, e buon volere,
intorno al monte mio saldo riparo
ponesti già, contra ogni human potere.
Ma, rivolgendo tu lo sguardo chiaro,
mi sentì sbigottire,
e tutto misvenire.
Ma pur a te, Signor, alzai le grida,
ad uopo aita richiedendo fida.
Se pur' esangue ne la fossa scendo,
qual vantaggio, diceva, a te ne riede?
Forse in polve cantar potrò cadendo,
di te l'eterna veritade, e fede?
A me gli occhi rivolta,
e le mie preci ascolta.
Per tua pietà m'accogli gratioso,
e me soccorri infermo, e bisognoso.
Alhor' il duol cangiasti in ballo, e festa,
e mi cingesti di festivo manto,
scossa da me l'atra lugubre vesta.
Perchè l'alma, e la lingua, i'sciolga in canto,
e, senza fin, ne posa,
ti salmeggi, pietosa,
o mio Dio, o Signor, e Rè supremo,
i'ti vo celebrar' in sempiterno.
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