Salmo 26
Di mia ragion, Signore,
sie la giusta difesa,
da te, giudice, impresa.
Perche di dritto core
i' tenni il camin fido,
ed in te mi confido,
di dar crollo, o cader, non ho timore.
Fa di me sperimento,
ed accertata prova.
Per veder cio che cova,
metti il cor' al cimento.
Le reni al foco affina.
Ch'a tua mercè divina
sono con gli occhi, e con la mente intenta.
Ed i sentieri piani,
dal vero tuo segnati,
ho sempre seguitati.
D'huomini stolti, e vani,
schivo la compagnia:
e la brigata ria,
di que' che son d'ogni candor lontani.
Degli empi a la congiura
ho tutti i sensi aversi,
ne seggo co' perversi.
In innocenza pura
le mani lavo, e netto:
e di pietoso affetto
l'altar circondo, entro a le Sacre mura.
Quivi gli accenti intuono
di tue sovrane lodi:
e gli ammirandi, e prodi,
fatti di te risuono.
De la tua dimoranza
amo, Signor, la stanza,
ove piantasti di tua gloria il trono.
Deh, non voler raccorre
l'alma mia co' maligni:
ne co' felli, e sanguigni,
la vita mi ritorre:
che, di man violenti,
si lascian per presenti,
nel giudicar, da la ragion' istorte.
Ma, in pura integritate,
i' muovo il dritto piede.
Per tua leal mercede
mettimi in libertate.
Hor' in ugual pianura
fermo pianta sicura,
e rendo in Chiesa a Dio le lodi grate.
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