Salmo 4
Mentre la voce i'levo, e sgombro il petto,
A te, ne' mie' martiri,
O Dio, cui mia ragion tutta rimetto.
Già me, di doglie,e greui affanni oppresso,
Al largo tu mettesti.
Hor tua mercè non resti,
E l'orecchio al mio dir porgi da presso.
A scherno infin'a quando, o nobil gente,
Vi fie la gloria mia?
Ed a menzogna ria,
E vana falsità, terrete mente?
Eletto s'ha'l Signor, vi sie pur noto,
Un Rè diletto, e pio:
E per cio il grido mio
A lui giammai non fie che spanda a voto.
Santo tremor dal mal optar vi stoglia.
Cio raggirando il core,
del sonno a le quete hore,
De l'imprese compir scemi la voglia:
Quindi, con pura mente, e vivo zelo,
Rivolti a'sacri uffizi,
Pietosi sacrifizi
Offrire in fede nel gran Rè del cielo.
Oh chi, dice la gente al senso intesa,
Farà di beni paghe,
Le nostre voglie vaghe?
A me svela, Signor, tua faccia accesa.
Così gioia maggior nel cor m'infondi,
Che, quando lor consenti
Dovitia di frumenti,
O che di mosti lor ricolta abbondi.
Al sonno allenterò la salma grave,
Giacendo in alta pace.
Che sol tua cura face,
Che'l cor sicur nissun periglio pave.
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