Salmo 3
Quant'è grosso
lo stuol, Signor superno,
C'hora m'assale, e preme?
Ohimè, ch'a molti fon in beffa, e scherno,
Per queste angosce estreme,
Onde l'afflitto cor sospira, e geme.
E dicon, motteggiando,
Poselo Dio d'ogni salute in bando.
Ma tu, Signor, mi fai ripar d'intorno,
Saldo mio scudo esperto.
Porto per te, di real gloria adorno,
Franco, e lieto, il capo erto.
T' ho'l mio caldo disio, co'gridi, aperto:
E tu, dal santo monte,
Mi dai risposte gratiose, e pronte.
Quindi le membra coricate affondo
In sonno grato, e queto.
E poscia, a lo schiarir del dì giocondo,
Sorgo, senza divieto.
Perchè dinanzi mi sostenti, e drieto:
Sì, c'a migliaia gente,
Schierata contra me, tengo per niente.
Al mio scampo, Signor, dunque ti desta:
Che la crudel mascella
De' mie' rubelli hai già colpita, e pesta:
E rotti i denti a quella
Gola di sangue sorbitrice fella.
A te il salvar conviene,
Del ben tu schiudi a' tuoi l'eterne vene.
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