Pace a voi fratelli nel Signore. Vi scrivo perché continuo a essere vittima sempre dello stesso peccato che blocca le benedizioni nella mia vita: quasi giornalmente sono vittima della tentazione del porno via internet e ho questa cosa da tanti anni radicata in me... Sono fidanzato e sto male anche per la mia ragazza. Ci ho pregato tante, troppe volte, ho chiesto a amici, leaders di pregare per me ma giungo sempre alla stessa situazione. Non voglio sposarmi portandomi dietro questo legame.sto male
Amato in Cristo, pace. Ti riporto un pensiero dell'apostolo Paolo: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo;" Il termine ultimo "autocontrollo", che può anche leggersi "dominio di sé", tradotto dal greco originale, può avere una gamma di significati molto più ampia. Possiamo esercitare l'autocontrollo nel mangiare, nel parlare, anche nel trattenerci dall'ira e praticare il "dominio di se stessi" in molte altre occasioni. Qui, come del resto quasi sempre nel Nuovo Testamento, l'autocontrollo è riferito ad una sfera ben precisa della persona e cioè nell'ambito della sessualità. Si comprende dal fatto che, poco sopra, elencando le opere della carne, l'apostolo chiama porneia, cioè impurità, la cosa che si oppone al dominio di sè ed è lo stesso termine da cui deriva "pornografia"! Apprezzo la tua sensibilità nell'indicare questa tua "deviazione" come un peccato di cui liberarsene al più presto, piuttosto come se fosse la cosa più innocente del mondo. Il mondo ha perso il senso del peccato, non ne ha più paura, ha stordito le proprie coscienze e condisce con l'idea di peccato ogni suo prodotto, proprio per renderlo più attraente. Questa situazione "ambientale" esercita un'influenza tremenda anche sui credenti che pure vogliono vivere secondo il Vangelo, producendo una specie di anestesia spirituale, una narcosi da peccato. Il popolo di Dio deve riconoscere il suo vero nemico, quel padrone che lo tiene schiavo e non deve essere tollerante verso niente e nessuno che venga a rubarci la libertà, la purezza, la pace, ogni dono ed ogni virtù che Gesù Cristo ci ha procurato con il suo sacrificio e, sopratutto, deve identificare l'unica entità che può separarci da Dio: il peccato! La nostra libertà è stata acquistata da Cristo, con la sua morte. Egli non ci ha solamente liberati da una servitù corporale di breve durata, ma da una servitù spirituale ed eterna sotto la quale eravamo fatti schiavi da quei potentissimi ed invincibili tiranni che sono la legge, il peccato, la morte ed il diavolo. "Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il gioco della schiavitù.” (Galati 5: 1) Quello di riconoscere il peccato è il primo, importante passo da compiere per esserne liberati, ma non è il solo; altrettanto importante è confessarlo a Dio, chiedendoGli l'aiuto e la forza di non commetterlo più e di non subirne più la sua dorata schiavitù. Confessare i propri errori e pentirsi, non deveno spingerci necessariamente verso un senso di annichilimento che faccia regredire la persona in uno stato di passività o autolesionismo, piuttosto deve essere fonte di ripresa e di rinnovamento della nostra vita. Nulla rigenera la speranza e la fiducia quanto il dire in certe occasioni: "Ho peccato, ho sbagliato!" e questo sia davanti agli uomini, se l'errore è stato compiuto nei confronti di alcune persone e sia davanti a Dio. Se è umano sbagliare è anche più umano riconoscere di avere sbagliato e pentirsi. Dio odia il peccato ma ama sempre il peccatore! "Davanti a te ho ammesso il mio peccato, non ho taciuto la mia iniquità. Ho detto: “confesserò le mie trasgressioni al Signore e tu hai perdonato l’iniquità del mio peccato". (Salmo 32: 5) C'é un ultimo ed importante passo necessario perché il peccato non ci domini e non regni nel nostro corpo. Un uomo di Dio saggiamente ammoniva: "Dio non rimuoverà mai il peccato mentre tu continuerai a nutrirlo!" A guidarci in questa fuga dal peccato è ancora e sempre la Parola di Dio. L'apostolo Paolo, ispirato come sempre dallo Spirito Santo, dice: "...consideratevi morti al peccato..." e ancora: " Non regni dunque il peccato nel vostro corpo mortale per ubbidire alle sue concupiscenze e non prestate le vostre membra al peccato, come strumenti d'iniquità, ma presentate voi stessi a Dio, come di morti fatti viventi, e le vostre membra come strumenti di giustizia a Dio; infatti il peccato non avrà più potere su di voi perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia. Che faremo dunque? Peccheremo forse perché non siamo sotto la legge ma sotto la grazia? No di certo! Non sapete voi che se vi offrite a qualcuno come schiavi per ubbidirgli, siete schiavi di colui a cui ubbidite: o del peccato che conduce alla morte o dell'ubbidienza che conduce alla giustizia?" (Romani 6: 12-16) A questa parola fa eco quella dell'apostolo Pietro: "Poiché dunque Cristo ha sofferto nella carne, anche voi armatevi dello stesso pensiero, che, cioè, colui che ha sofferto nella carne ha smesso di peccare, per consacrare il tempo che gli resta da vivere nella carne, non più alle passioni degli uomini, ma alla volontà di Dio. Che cosa fare? Dobbiamo dire: "ho smesso di peccare...basta!...sono morto al peccato!" Questa ultima fase, è il momento della decisione e del proposito. Si tratta di prendere in noi la decisione, per quanto dipende da noi, sincera ed irrevocabile, di non peccare più. Detta così la cosa può sembrare impossibile e poco realistica, ma non lo è. Nessuno di noi diventerà impeccabile da un giorno all'altro e non è questo che Dio vuole da noi, ma così facendo, stiamo creando le condizioni perché il peccato non sia più alimentato e stiamo offrendo a Dio la possibilità che il Suo Spirito ci raggiunga e ci sostenga; stiamo chiedendo a Dio di donarci un cuore nuovo e che rinnovi dentro noi uno spirito ben saldo. Può, ripeto, apparire come una risoluzione insignificante, ma stiamo cominciando a spezzare la nostra volontà e Dio vede che la nostra libertà si è schierata dalla sua parte. Il nostro "basta", per essere sincero, deve riguardare non solo il peccato, ma anche l'occasione del peccato. Bisogna, quindi, sfuggire ogni occasione di peccato perché, mantenerla, sarebbe come mantenere il peccato stesso. L'occasione fa come certe bestie feroci che incantano e ipnotizzano la loro preda, per poterla poi divorare senza che possa muoversi . L'occasione fa scattare nell'uomo strani meccanismi psicologici che riescono ad incantare la volontà senza riuscire, poi a spezzarla. I cristiani hanno ben altro da guardare! "E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito." (2°Corinzi 3:18) "Poiché questa è la volontà del Padre mio: che chiunque contempla il Figlio e crede in lui, abbia vita eterna". (Giovanni 6:40) Contemplando Cristo, dice dunque l'Apostolo, noi diventiamo simili a Lui, ci conformiamo a Lui, permettiamo al suo mondo, ai suoi scopi, ai suoi sentimenti, di imprimersi in noi, di sostituirsi ai nostri pensieri, scopi e sentimenti, di farci simili a Lui.
Dio ci benedica Con affetto. Madomi.
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Data: 25/01/2012 Visite: 16899 |
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